Il Linguaggio



Il linguaggio rappresenta la modalità primaria di comunicazione fra esseri umani ed un sistema di simboli, suoni, significati e regole per la loro combinazione.
Il linguaggio viene elaborato gerarchicamente dalle più piccole unità di suono che le persone producono con la bocca e il naso alle complesse combinazioni di parole e frasi che sono state prodotte per ottenere il significato. Le più piccole unità che compongono il discorso sono i fonemi che si combinano fra loro per formare enunciati significativi. Per essere significative le sequenze di fonemi devono essere combinate in morfemi, le più piccole unità di significato in una lingua. I morfemi, parole suffissi e prefissi, sono combinati in frasi ossia gruppi di parole che agiscono come in un’unità e trasmettono un significato. I morfemi e le frasi vengono combinati in proposizioni, sequenze organizzate di parole che esprimono un pensiero o un’intenzione.
 Le regole per organizzare le parole e le frasi sono parte della sintassi, mentre la grammatica è definita da Chomsky, il sistema per generare enunciati linguistici accettabili e per identificare quelli inaccettabili. Secondo Chomsky, considerato uno dei maggiori studiosi del linguaggio, l’elemento straordinario di quest’ultimo è che acquisendo la grammatica della loro comunità linguistica, le persone possono generare un numero infinito di preposizioni che non hanno mai sentito prima; pertanto la grammatica è “generativa”.


Un secondo aspetto notevole del linguaggio è l’interazione fra sintassi e semantica (le regole che governano i significati dei morfemi, delle parole delle frasi e delle preposizioni) nella comprensione di ciò che le persone dicono. L’interazione tra questi due aspetti è molto utile nella risoluzione del significato di
proposizioni ambigue. Questi due tipi di analisi procedono simultaneamente e creano un insieme di vincoli che conducono l’ascoltatore o il lettore a determinare il significato più probabile della proposizione.
Storicamente lo studio del linguaggio inizia con Wundt questi distingueva tra i fatti esterni legati alla produzione dei suoni linguistici e i fenomeni interni del pensiero. La produzione di una frase secondo Wundt iniziava con un atto di appercezione, ossia con una selezione e strutturazione attentiva di un’esperienza interna.
Un altro contributo classico alla psicologia del linguaggio si deve a Bulher il quale propone un modello delle “funzioni” del linguaggio. Secondo questo autore il linguaggio risponde a tre funzioni, serve ad esprimere i pensieri e i sentimenti di chi parla, ad evocare nell’ascoltatore gli stessi pensieri o idee delle cose che simbolizza; la più importante è la funzione rappresentativa, cioè la relazione tra i simboli convenzionali e le cose significate.
 Per quanto riguarda le funzioni del linguaggio non può mancare un cenno alle ipotesi di Piaget e Vygotskij.
Piaget sostiene che nel linguaggio del bambino non si avverte alcuna esigenza comunicativa e che il linguaggio stesso sia originariamente egocentrico. Piaget lo considera una delle componenti di un più generale egocentrismo, che egli ritiene la condizione tipica del bambino allo stadio preoperatorio (2-7 anni). Il linguaggio egocentrico consiste in una specie di monologo che il bambino rivolge a se stesso, senza preoccuparsi che gli altri lo comprendano, né che gli rispondano. Il bambino è incapace di vedere le cose dal punto di vista di un altro.
L’egocentrismo linguistico viene considerato come un prodotto dell’egocentrismo intellettuale e col tempo si atrofizza. Il linguaggio segue l’evoluzione del pensiero ed ha una funzione ausiliaria in questo sviluppo. La condizione necessaria per passare dal linguaggio egocentrico a quello socializzato è costituita da un mutamento qualitativo del pensiero, che nasce dall’azione e che si realizza come interiorizzazione di essa nelle operazioni intellettuali. Le azioni interiorizzate sono trasformazioni che, anziché essere prodotte mediante movimenti del corpo su oggetti reali, sono prodotte, mediante strumenti puramente intellettuali, su rappresentazioni di oggetti.
Per Vygotskij, la funzione del linguaggio, sia nei bambini che negli adulti, è la comunicazione e quindi anche il linguaggio del bambino è sociale. Linguaggio e pensiero sono in origine indipendenti, ma poi si integrano in un processo di reciproco influenzamento, e allora il pensiero diventa verbale e il linguaggio razionale, dal momento che il linguaggio non serve solo a verbalizzare ciò che si pensa, bensì esercita una funzione regolatrice sul funzionamento del pensiero e del suo sviluppo. Una questione teorica che ha notevolmente acceso il dibattito nella ricerca in quest’ambito riguarda il modo in cui si sviluppa il linguaggio.
Due erano le teorie predominanti quella dei comportamentisti a favore delle variabili culturali e ambientali come determinante per lo sviluppo del linguaggio e quella di Chomsky a favore della variabile innata e programmata geneticamente del linguaggio. Secondo J.B. Watson il fondatore del comportamentismo Anche il linguaggio viene appreso per condizionamento (comportamento verbale), inoltre essendo esso osservabile è più importante del pensiero che viene ridotto a “un debole riverbero di processi motori iniziati nella laringe”. Infine nel 1925 afferma che il bambino nasce senza doti innate (istinto, intelligenza…) e che soltanto l’esperienza successiva caratterizzerà la formazione psicologica.
 In Verbal Behavior(1957) cerca di dimostrare che il linguaggio, come qualunque altra forma di apprendimento, è il risultato di comportamenti rinforzati. Secondo il comportamentista Skinner , una persona apprende a parlare in modo molto simile a quello con cui apprende ogni altro comportamento: attraverso le sue interazioni con l’ambiente, cioè attraverso rinforzi e punizioni. Il “comportamento” verbale è per Skinner " il comportamento il cui rinforzo è mediato da altri organismi". Questo include il linguaggio umano, ma anche la relazione tra ricercatore e animale sperimentale. Non si occupa quindi linguistica, ma dei modi sofisticati in cui certi “operanti ” sono rinforzati nella vita sociale. Il “tact” è un operante verbale emesso in connessione con un certo stimolo; questo collegamento avviene perché rinforzata dalla comunità verbale. Quindi il “significato” del tact è dato dalla relazione tra certi stimoli ambientali, il tact stesso e i rinforzi ricevuti in connessione al tact. Quando i bambini emettono i primi suoni simili a quelli del linguaggio adulto, oppure le prime parole, essi ottengono una grande quantità di rinforzi da parte dei genitori e smettono man mano di utilizzare le espressioni che gli adulti non accettano. Inoltre il riuscire ad esprimere i propri desideri e bisogni è, di per sé, un forte rinforzo per il bambino.
L’esperienza e l’apprendimento hanno un ruolo determinante nell’acquisizione del linguaggio il quale, è secondo Skinner un comportamento completamente appreso attraverso i meccanismi del condizionamento operante. Il tentativo di Skinner era quello di spiegare il linguaggio come un fenomeno totalmente regolato dall’ambiente, quindi, in qualche modo, con Skinner, il linguaggio di un organismo complesso come l’uomo, veniva equiparato ai semplici meccanismi di regolazione tramite rinforzo, che governano il comportamento di un topo all’interno di una gabbietta, in funzione dei rinforzi che lo sperimentatore è in grado di controllare completamente.
Nel 1959 Chomsky pubblica un articolo che critica il lavoro di Skinner, raccogliendo i risultati di una lunga ricerca sul comportamento verbale, l’acquisizione e la modificazione del linguaggio. La critica di Chomsky è molto precisa e riguarda la caratteristica basilare del linguaggio, ossia la produttività. I bambini, dice Chomsky, sono capaci non solo di ripetere parole ascoltate prima, ma anche di produrre frasi nuove e sanno distinguere tra frasi grammaticalmente corrette e no, anche se non le hanno mai ascoltate prima. Come accade ciò? La conclusione di Chomsky è che invocare il meccanismo della generalizzazione o meccanismi analoghi, tipici della tradizione comportamentista legate al modello del condizionamento operante di tipo skinneriano, è una non spiegazione, perché non aggiungono conoscenza alla nostra comprensione del fenomeno del linguaggio.
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 Con la pubblicazione di Syntactic Structures, Noam Chomsky ribaltò l’opinione prevalente secondo cui la lingua viene appresa mediante imitazione, memorizzazione ed essendo ricompensati quando ci si esprime correttamente. Nel libro Chomsky non escludeva che questi processi avessero un qualche ruolo nell’apprendimento della lingua, ma affermava la presenza di principi organizzativi innati (il cosiddetto LAD, ossia Language Adquisition Device) che governano tutte le lingue umane e determinano quale possibile forma possa assumere la lingua. In altre parole Chomsky ipotizzava l’esistenza di una predisposizione genetica o dotazione biologica specificatamente linguistica che, in contatto con una lingua naturale, si sviluppa dando luogo ad una struttura cerebrale specifica. Tale dotazione genetica è descritta come una Grammatica Universale (GU) che è sensibile alla varietà tipica delle lingue naturali e guida la selezione dei dati con cui l’apprendente entra in contatto al fine di fissare i parametri della lingua in questione.
 L'argomento proposto da Chomsky è di tipo logico: senza postulare tale dispositivo, sarebbe altrimenti inspiegabile il fenomeno dell'acquisizione linguistica. Innanzitutto l'input che circonda il bambino è sgrammaticato e incompleto (Chomsky parla di “povertà di stimolo”); secondo, esso non contiene dati negativi che possano correggere le forme sbagliate prodotte dai bambini; terzo, questi producono frasi scorrette che non sono riconducibili all'input, ma solo ad implicite generalizzazioni sulla base dell'input; quarto, poichè i bambini non producono frasi scorrette di determinati tipi, devono esistere determinati vincoli di regole linguistiche a cui essi obbediscono.
La teoria di Chomsky può considerarsi una vera e propria rivoluzione.
 Innanzitutto Chomsky forniva una risposta a quello che era il più grande mistero per quanto riguarda l’acquisizione delle lingue: come può un bambino arrivare a costruire il sistema complesso della grammatica di una lingua particolare solo partendo dai dati esigui che gli derivano dall’esposizione alla lingua?.
 La soluzione, chiara anche se non necessariamente intuitiva, è che il bambino nasce con una predisposizione innata all’apprendimento del linguaggio; che, nel momento in cui viene esposto alla lingua, si mette in moto un meccanismo interno di natura sconosciuta che gli permette di costruire la grammatica della lingua specifica a partire appunto dai pochi dati a disposizione. Le ipotesi di Chomsky vennero sottoposte a verifica per la prima lingua, nei primi anni settanta, da vari psicolinguisti americani i quali cercarono di scoprire nel comportamento verbale di bambini che imparavano lingue diverse delle regolarità, dei tratti comuni che potessero fornire appunto un prova dell’azione del meccanismo interno di acquisizione del linguaggio, del LAD.
Brown (1973) osservò che, quando i bambini imparano i morfemi grammaticali, li imparano anche nello stesso ordine, e spesso quell’ordine non è in relazione a come i bambini sentono le strutture né all’eventualità che i loro genitori li ricompensino per aver prodotto delle strutture corrette.
 Dagli studi di Slobin (1971) risultò che i bambini che imparano l’ungherese e il serbo-croato in un primo tempo imparano le marche grammaticali che seguono i nomi e poi quelle che li precedono. Queste ricerche hanno mostrato che alcuni comportamenti si ritrovano con sorprendente regolarità in bambini che parlano le lingue anche molto diverse fra di loro. In generale, si constatò che i bambini di tutto il mondo che apprendono una lingua durante la prima infanzia usano tipi di costruzioni verbali simili e fanno lo stesso tipo di errori grammaticali. Il limite di questa teoria è di trascurare il contesto linguistico ed extralinguistico, l’interazione sociale e lo sviluppo cognitivo in cui le parole o le frasi vengono effettivamente prodotte, privilegiando la situazione di laboratorio.
Tuttavia anche la concezione chomskyana non è esente da critiche: innanzitutto il linguaggio diventa indipendente sia dallo sviluppo cognitivo che dalla competenza comunicativa. Inoltre la metodologia di Chomsky continua con la tradizione sperimentale in vitro,isolando il linguaggio dal contesto. Come lo stesso Bruner afferma, citando George Miller, il piano del dibattito a questo punto presenta due teorie sull’acquisizione del linguaggio: una, l’associazionismo empirista, impossibile, l’altra, l’innatismo, miracolistica (Bruner 1983). L’approccio sintattico non è sufficiente e Bruner ritiene imprescindibile nello studio del linguaggio una conoscenza del mondo ed una intenzionalità comunicativa. Inoltre, per quanto sia possibile formare enunciati grammaticalmente corretti ma privi di significato, è in realtà molto raro che ciò avvenga nel bambino. Il modello interazionista tenta di superare questa dicotomia. La cosiddetta “ipotesi cognitiva” vede lo sviluppo del linguaggio come un processo interno al più generale sviluppo cognitivo del bambino: il focus dell’attenzione si sposta sui motivi che spingono il bambino ad imparare a parlare e sul perché lo usa. Saper parlare significa saper usare il linguaggio non solo dal punto di vista grammaticale ma anche appropriato rispetto al contesto e alla cultura di appartenenza. Tale ruolo attribuito all’intenzione richiede un ruolo dell’adulto molto più attivo rispetto ad essere un semplice modello. la funzione linguistica fondamentale non è una struttura sintattica innata come suggeriva Chomsky ma la capacità cooperativa, di regolazione del lavoro comune tra caregiver e bambino. È l’azione condivisa che detiene le regole della grammatica dei casi e quindi il linguaggio si pone come un’estensione specializzata e convenzionalizzata dell’azione comune (Bruner 1975). Se esiste un LAD, l’input che ne permette l’attualizzazione non è un “bagno di linguaggio parlato, ma qualcosa di fortemente interattivo” (Bruner 1983), un “sistema di supporto per l’acquisizione del linguaggio” che Bruner denomina con l’acronimo LASS (Language Acquisition System Support) l’“impalcatura” dell’agire linguistico fornita dall’ambiente, nei formati delle interazioni fra il bambino e il caregiver che corrisponde al ruolo svolto dall’adulto e dal contesto sociale nel consentire l’ingresso del bambino nel mondo del linguaggio e della cultura.
 L’ambiente linguistico deve essere cioè preparato, avere caratteristiche familiari e di routine, essere articolato in un insieme di format che diano delle coordinate al bambino. È l’interazione tra il LAD e il LASS che consente di entrare nella comunità linguistica e, al tempo stesso, nella cultura. metodologia La metodologia di Chomsky, continua con la tradizione sperimentale, il suo programma e fondamentalmente uno studio di psicolinguistica, di questa branca della psicologia ha utilizzato gli strumenti, tra cui è risultata fondamentale la conoscenza del cervello. L’attuale psicolinguistica o psicologia del linguaggio che può essere definita come lo studio dei fattori psicologici e neurobiologici che stanno alla base dell'acquisizione, della comprensione e dell'utilizzo del linguaggio negli esseri umani, applica il metodo scientifico ed utilizza differenti metodologie per raccogliere i dati sperimentali; i metodi spaziano dall'osservazione del comportamento (ovvero l'osservazione degli errori linguistici commessi dai parlanti), la misurazione dei tempi di reazione in compiti linguistici come la decisione lessicale - ovvero decidere se una parola presentata dallo sperimentatore appartiene o meno alla lingua del soggetto sperimentale, alle misure di tipo psico-neurofisiologico come i metodi elettrofisiologici o le tecniche di neuro-imaging in cui si misurano le reazioni fisiologiche che hanno luogo nel cervello durante l'esecuzione stessa di compiti di natura linguistica. Per quanto riguarda gli ambiti applicativi è opportuno sottolineare che molte conoscenze sul funzionamento del linguaggio sono dovute a studi su pazienti con disturbi di questa abilità, i disturbi che possono inficiare il linguaggio parlato ma anche scritto sono tanti tra questi afasie, disfasia, dislessia, balbuzie, disgrafia.
La comprensione dell'organizzazione anatomo - funzionale del linguaggio negli esseri umani può avere finalità didattiche, ovvero migliorare le tecniche di insegnamento della prima lingua o seconda lingua nei programmi scolastici In ambito clinico e terapeutico il linguaggio ha un ruolo primario. L’utilizzazione delle comunicazioni verbali (e non) con il paziente per indagare problematiche psichiche è la base dell’attività clinica e terapeutica. La parola è mezzo conoscitivo e strumento terapeutico. Inoltre il linguaggio può presentarsi rallentato, accelerato o confuso ma anche assente nelle diverse patologie psichiche e quindi informa il terapeuta. I risultati ottenuti nello studio della patologia del linguaggio sono utili anche per definire sempre migliori tecniche di riabilitazione cognitiva delle afasie, delle patologie evolutive o delle malattie neurodegenerative che colpiscono il linguaggio; questi risultati possono essere applicati in campi come la neuropsicologia clinica , all'interno di programmi riabilitativi, oppure possono consentire di giungere ad una più compiuta comprensione dei processi linguistici nei soggetti normali.
 Per la valutazione del linguaggio è ideale l’uso di un test o batterie di test che includano prove di ripetizione, lettura, scrittura, denominazione e decisione lessicale.



a cura della Dott.ssa Ruggieri Denise


Bibliografia:
Canestrari R., Godino A., La psicologia scientifica. Nuovo trattato di psicologia generale.
Moderato P, Rovetto F., Psicologo: verso la professione - Dall'esame di Stato al mondo del lavoro.

Westen D., Psicologia vol.1 La storia, i metodi, i meccanismi fisiologici e cognitivi del comportamento

Saggino A., (2002) “La teoria dei tipi psicologici. Una verifica empirica”, Laterza, Bari. 


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