La parola motivazione
deriva dal latino “movere” e si riferisce alla forza motrice che porta un
individuo a comportarsi in un certo modo. La motivazione, in senso lato quindi
concerne il “perché” di un comportamento, le cause, le ragioni, i fini.
La motivazione di un
soggetto può essere studiata ed analizzata a diversi livelli poiché la condotta
può essere motivata da spinte di tipo elementare o basilare per la
sopravvivenza di un individuo come la fame, oppure può essere guidata da
determinati concetti o schemi come ideologie o valori.
È evidente che i
meccanismi che spiegano il primo tipo di motivazione (motivazione primaria)
sono fondamentalmente fisiologici, mentre i meccanismi implicati nel secondo
tipo di motivazione (motivazione secondaria) sono posti al livello psicologico
– cognitivo.
Inoltre, la gente può
non essere del tutto consapevole delle ragioni soggiacenti le proprie azioni
(motivi inconsci).
Le prime teorie sulla motivazione sono basate
sul concetto di istinto.
Darwin ha definito l’istinto una TENDENZA
COMPORTAMENTALE A BASE GENETICA; per Darwin un istinto è "uno schema innato di
comportamento che viene eseguito in risposta ad uno stimolo".
La selezione naturale opera sugli istinti così
come sulle altre caratteristiche innate dell’individuo: gli istinti che vengono
tramandati sono quelli che danno al loro possessore maggiori possibilità di
sopravvivere e procreare.
Le teorie basate sul concetto di istinto sono
state poi gradatamente abbandonante e si è passati al concetto di pulsione, una
posizione intermedia è rappresentata dalla concezione freudiana.
Il secondo gruppo di
teorie sono quelle pulsionale freudiana e pulsionale biologica dell’omeostasi.
Freud costruì la sua TEORIA PULSIONALE basata sul concetto d’istinto.
Gli istinti o “spinte originarie” sono responsabili del comportamento e del
pensiero, sono considerati come elementi a volte irrazionali e disposizioni
psicologiche innate.
Secondo Freud gli
esseri umani al pari degli altri animali sono motivati da stati di tensione
interna o pulsione che aumentano finché non trovano sfogo. Tutti gli istinti
hanno un origine, uno scopo e un oggetto. L’origine si ritrova nell'attività
biologica del corpo, nella dinamica dell’incremento ormonale, nella
responsività dei tessuti agli ormoni, nel tasso di ormoni in circolo e nella
sensibilità agli ormoni degli organi bersaglio. Questi meccanismi fisiologici
di base generano una condizione di tensione, attivano una pulsione o spinta,
creando uno stato funzionale che persona avverte come sgradevole.
Lo scopo di
ogni spinta è quello di riuscire a ridurre tale tensione. Gli individui devono
trovare un bersaglio, un oggetto grazie al quale poter ridurre tale tensione,
altrimenti insorgono insofferenza, infelicità e ansia.
Freud propose l’esistenza di due pulsioni
primarie la pulsione sessuale e quella aggressiva; ma l’aspetto più saliente
della teoria psicodinamica è che i motivi sono perlopiù inconsci.
Queste forze inconsce
che spingono per essere soddisfatte possono essere contrastate da forze di
origine razionale, con un notevole dispendio di energia.
La teoria
psicoanalitica sposta lo studio della motivazione
dal piano conscio a quello inconscio, i comportamenti vengono visti come
determinati dalle pulsioni attraverso la scarica della tensione pulsionale che
così raggiunge la sua meta o la rimozione della tensione pulsionale ad opera
dei meccanismi di difesa.
Le prove dell’esistenza
di motivazioni inconsce erano in gran parte cliniche e anedottiche, ma i
risultati ottenuti in laboratorio hanno iniziato a confermare la distinzione
tra i motivi inconsci e quelli consci, ossia quelli dichiarati dalle persone.
Nello studio delle
motivazioni inconsce i ricercatori hanno usato per molti anni il TAT (Thematic
Apperception Test) di Murray; da una ricerca condotta da Mc Clelland è emerso
che la correlazione tra le motivazioni consce auto dichiarate e le motivazioni
espresse nel TAT è di norma uguale a zero.
Gli individui che dimostravano nelle
loro storie un’elevata motivazione alla riuscita, ad esempio non riferiscono
necessariamente di essere molto motivati in tal senso.
Tra motivazioni
dichiarate e TAT, quest’ultimo è di gran lunga più efficace nel prevedere il
successo imprenditoriale a lungo termine. Tuttavia se ai soggetti in
laboratorio viene detto di impegnarsi nel compito che sono in procinto di
svolgere la motivazione alla riuscita auto dichiarata è di gran lunga più
efficace nel prevedere l’impegno e il successo con cui i soggetti svolgeranno
il compito.
Secondo Mc Clelland occorre operare una distinzione simile a quella
tra memoria implicita ed esplicita. Il TAT attinge a motivi impliciti
(inconsci) mentre le auto-dichiarazioni rispecchiano motivi espliciti (consci),
la motivazione implicita, o inconscia, è espressa nell'arco del tempo senza
sforzo cosciente o consapevolezza, mentre la motivazione esplicita, o auto
dichiarata, viene attivata quando gli individui focalizzano l’attenzione
conscia sui compiti e sulle mete.
I motivi consci, più flessibili e più controllabili,
prevalgono su quelli inconsci, ma spesso solo temporaneamente. .
Nell’ambito della psicologia del
profondo, l’impostazione freudiana del problema della motivazione ha subito
varie modificazioni.
Per Adler il motivo universale e primario della condotta
umana è la compensazione al sentimento d’inferiorità.
Clarck Hull ha definito i bisogni come “deviazioni da uno stato di equilibrio interno” o “ omeostasi”; Hull ravvisò nei processi omeostatici un modello generale della motivazione, allo stesso tempo si rese anche conto che i processi omeostatici potevano dar conto, in realtà, solo in parte della motivazione.
Gli stimoli esterni che lui chiama INCENTIVI giocano un ruolo
fondamentale: amplificano le pulsioni biologiche fondamentali o ne evocano
altre che non sono sorrette da un bisogno evidente.
Secondo questa teoria il comportamento è
regolato da una relazione costi-benefici: un soggetto cercherà quei comportamenti
che apportano un guadagno o effetti positivi ed eviterà quelli che implicano
costi o punizioni.
Gli effetti motivazionali della maggior
parte degli incentivi sono appresi mediante l’esperienza.
L’incentivo rappresenta in qualche modo lo
scopo o una sorta di ricompensa che influisce sull’intensità dello stato
motivazionale. Pulsioni e incentivi si completano e si rafforzano a vicenda.
Hull
ha anche operato la distinzione tra motivazione primaria e motivazione
secondaria, i MOTIVI PRIMARI sembrano essere innati e connessi direttamente ai
bisogni biologici fondamentali; i MOTIVI SECONDARI: sono connessi
indirettamente ai bisogni biologici e sembrano essere il prodotto di processi
di condizionamento, attraverso l’associazione tra stimolo neutro e pulsione
primaria. Una volta stabilita l’associazione, la pulsione secondaria ha gli
stessi effetti sul comportamento della primaria e la sua riduzione ha un
effetto rinforzante. Per cui ad esempio il desiderio di ricchezza è una
pulsione secondaria che consente di soddisfare molte altre pulsioni primarie e
secondarie.
Le teorie Cognitiviste a differenza di quelle fin qui esaminate, partono non dalle
variabili naturali o dalle motivazioni inconsce ma dalla variabile culturale. Questo tipo di teorie sono
incentrate spesso sugli obiettivi o esiti desiderati, stabiliti
tramite l’apprendimento sociale.
La teoria dei bisogni di base elaborata da
McClelland, costruita sul
precedente lavoro sulla personalità Henry Murray (1938), ha posto una pietra miliare per lo studio
delle determinanti cognitive della motivazione.
McClelland dichiara (1961) che la motivazione di un individuo può
derivare da tre bisogni dominanti:
- il bisognio di successo;
- di potere;
- di affiliazione.
Il bisogno del successo (o della riuscita). Rispecchia il desiderio di successo e la paura per il fallimento. Alcune caratteristiche di persone con questa variabile molto elevata sono
·
Desiderano avere successo ed hanno
bisogno di ricevere spesso feedback positivi.
·
Cercano di sforzarsi al massimo e
tendono ad evitare sia le situazioni a basso rischio che quelle ad alto
rischio. Evitano le situazioni a basso rischio perché il successo facilmente
raggiunto non è un successo genuino. Nei progetti ad alto rischio, gli uomini
d'azione vedono il risultato come una possibilità piuttosto che come un
risultato del loro proprio sforzo.
Il
bisogno di appartenenza
combina i desideri di protezione e socialità con la paura per il rifiuto da
parte di altri. Alcune caratteristiche di persone con questa variabile molto alta:
·
Desiderano essere graditi ed accettati
dagli altri e attribuiscono molto importanza ad un'interazione personale.
·
Tendono ad essere conformi alle norme
del loro gruppo di lavoro.
·
Si sforzano di fare e mantenere
rapporti con una quantità elevata di fiducia e di comprensione reciproca.
·
Preferiscono la cooperazione alla
concorrenza.
Il
bisogno di potere riflette i desideri di dominio e il
timore di dipendenza.
È tipico delle persone che amano comandare.
·
Possono essere raggruppati in due tipi: potere personale ed
istituzionale.
o Le persone che hanno un gran bisogno di potere
personale desiderano dirigere ed influenzare gli altri.
o Una forte esigenza di potere istituzionale
significa organizzare gli sforzi degli altri per realizzare gli obiettivi
dell'organizzazione.
Gli individui
differiscono nella forza di ciascuno di
tali motivi, inoltre le situazioni variano nel grado in cui sono collegate e
incentivano l'uno o l'altro motivo. Un ruolo significativo è attribuito ai
processi cognitivi che catalogano gli stimoli in relazione ai motivi,
determinando natura e intensità dei vettori motivazionali. I motivi impliciti
che spingono all'azione, sono originati dagli incentivi esterni che attivano
specifiche reazioni emotive. Successivamente, con l'apprendimento, si sviluppa uno
schema cognitivo che organizza
queste reazioni emotive in categorie
positive e negative, delineando così gli stimoli da ricercare e quelli da
allontanare.
Con l'esperienza e l'apprendimento, un numero sempre maggiore di
situazioni si associa a questi forti incentivi, consolidando il motivo e
trasformandolo in motivazione esplicita.
Henry Murray, nel 1938 focalizzò le sue
ricerche sulla “motivazione alla
riuscita” (achievement). Secondo Murray, la motivazione alla riuscita è il
bisogno imperativo di superare gli ostacoli, esercitare il potere, fare
qualcosa di difficile il più velocemente possibile.
Alcuni ricercatori tra i
quali McCleland e Atkinson, per misurare la motivazione alla riuscita
utilizzarono il TAT elaborato dalla stesso Murray. Quando Mc Cleland confrontò
i punteggi che esprimevano il bisogno di riuscita di un gruppo di studenti
universitari con le occupazioni ricoperte 14 anni dopo, scoprì che coloro che
avevano ottenuto punteggi più alti svolgevano attività imprenditoriali che
comportavano rischi elevati ed elevate responsabilità individuali. Nella
motivazione alla riuscita. Nella motivazione alla riuscita, gli atteggiamenti
dei genitori e il modo in cui il bambino viene allevato sembrano svolgere un
ruolo importante. Winterbottom nel
1953, intervistò le madri di bambini
tra otto e dieci anni e scoprì che i bambini che mostravano un’elevata
motivazione alla riuscita avevano madri che tendevano maggiormente a
incoraggiare i figli all’indipendenza e a premiare i buoni risultati con
manifestazioni di affetto fisico. Queste madri sostenevano i loro figli più
delle madri con bambini con bassa motivazione alla riuscita. Inoltre era più
probabile che i padri dei bambini a bassa motivazione si intromettessero e si
irritassero quando i figli incontravano qualche difficoltà. Quindi è possibile affermare che la motivazione al
successo come anche l’aspettativa circa la propria riuscita è legata
all’esperienza passata e agli esempi e incoraggiamenti forniti dagli altri, in
particolare dai genitori.
Lo studio di diversi livelli motivazionali
è importante oltre che sul piano teorico anche su quello applicativo.
Gli studi
sulla motivazione hanno importanti risvolti
nell’ambito del lavoro.
Schein ha identificato tre interpretazioni
teoriche principali:
- i lavoratori sono motivati principalmente da incentivi economici, secondo il modello dell’apprendimento per rinforzo, una tecnica di questo approccio è l’uso di incentivi sulla paga;
- in secondo luogo Schein propone l’interpretazione sociale, la quale si focalizza sul soddisfacimento dei bisogni sociali nell’ambiente di lavoro. Questa interpretazione sottolinea che la motivazione è incrementata da un ambiente che incoraggia la formazione di gruppi di lavoro in modo da soddisfare i bisogni di socialità dei lavoratori.
- Infine l’interpretazione definita dell’autorealizzazione che si basa sul soddisfacimento di curiosità, competenza e riuscita delle persone. L’arricchimento del lavoro e la possibilità di avanzamento nella carriera, possono accrescere sia la motivazione che la soddisfazione aumentando così la produttività.
In
psicoterapia
L'analisi
della domanda è il primo momento conoscitivo con il paziente e definisce il patto
terapeutico. Implica uno spostamento dell'attenzione dai sintomi dichiarati
alla motivazione che ha condotto il paziente a richiedere il colloquio, indagare la motivazione
è importante. Per il colloquio psicoterapeutico è
indispensabile una motivazione intrinseca, il
soggetto è spinto dal desiderio di conoscere, di investigare il proprio mondo
interno. La psicoterapia richiede una disponibilità al cambiamento da parte del
paziente e se non si coglie questo interesse è più opportuno aspettare o non
iniziare un trattamento.
Nell’ambito
della psicologia del lavoro invece le aziende sono particolarmente
interessate alla motivazione a riuscire,
dal momento che i loro profitti dipendono spesso dalla motivazione dei loro
dipendenti.
Tra gli strumenti per indagare la motivazione è possibile oltre al colloquio,
utilizzare per le motivazioni inconsce
le interviste in profondità o i test proiettivi come il TAT adatto anche per
individuare il bisogno dominante in relazione alla teoria dei bisogni di
McClelland o anche questionari o inventari semplicemente inspirati
alla teoria di Murray; il più antico ed accreditato tra questi è l'Edwards Personal Preference Schedule,
i cui item consistono in un confronto tra coppie di affermazioni indicative di
bisogni diversi, equivalenti tuttavia per desiderabilità sociale.
Sembra tuttavia che le interviste "in
profondità" siano tuttavia lo strumento migliore, in grado di cogliere
non solo gli aspetti motivazionali, ma anche quelli emotivi, che sembrano così
intimamente connessi ai primi.
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