Personalità




La personalità è definita come "un’organizzazione di modi di essere, di conoscere e di agire che assicura unità, coerenza, continuità, stabilità e progettualità alle relazioni dell’individuo con il mondo. E’ qualcosa di più della semplice somma di funzioni psichiche, si tratta di una particolare integrazione e organizzazione degli elementi sia fisici che psichici che hanno come risultato un peculiare modo di adattarsi dell’individuo all’ambiente".
Gli interrogativi ai quali la moderna psicologia della personalità ambisce a rispondere concernono dunque le radici e le espressioni di quanto vi è di condiviso e di unico nel modo di presentarsi, di sentire e di agire dei vari individui.
Studio della struttura e studio dei processi sono i due poli entro quali si declina la disciplina.
Lo studio della struttura riguarda come la personalità si presenta e identifica nei tratti, i suoi elementi distintivi.
 Il tratto si configura come una disposizione ad agire, relativamente indipendente dal variare delle circostanze: una tendenza a elaborare informazioni, a sperimentare emozioni e affetti, e perciò a reagire e ad agire in modi relativamente uniformi.
Lo studio dei processi concerne la dinamica della personalità, cioè il suo funzionamento come sistema autoreferenziale e auto regolatore, capace di riflettere su se stesso e di interagire con l’ambiente, in accordo con il perseguimento di mete e il rispetto di norme fissate autonomamente, concerne in particolare ai processi che presiedono alla costruzione del sé, all’esperienza di un’identità personale e alla messa in atto di strategie che assicurano la possibilità di adattarsi all’ambiente e di modificarlo in conformità con la soddisfazione dei propri bisogni. Riguarda pertanto gli intrecci di cognizioni e affetti che regolano  le condotte.
La psicologia della personalità è storicamente debitrice a molte tradizioni di pensiero.
La psicoanalisi in particolare, esercita una grande influenza sulla psicologia della personalità, direttamente come vera e propria teoria generale dello sviluppo e del funzionamento psichico, e perciò come vera e propria teoria della personalità, e indirettamente, per il tipo di sfida che essa pone a una psicologia accademica spesso troppo distante dalla psicologia della vita quotidiana.
I vari indirizzi che in vario modo fanno riferimento alla Psicoanalisi e all’opera di Freud hanno soprattutto approfondito l’indagine delle dimensioni “profonde” della personalità, ponendo al centro della propria riflessione la tematica del conflitto: fra conscio e inconscio, tra pulsioni e strutture adattive, tra affetti e comportamento.
Nel sistema freudiano la personalità si configura come un organizzazione che deriva dalla necessità di soddisfare i bisogni dell’organismo in concorrenza tra loro tenendo conto delle limitate risorse offerte dall’ambiente.
Nel corso dello sviluppo la personalità si organizza in tre diverse strutture: l’Es, l’io e il Super Io.
 Dall’Es prende avvio la differenziazione delle altre due strutture. L’Io si sviluppa in funzione della soddisfazione delle pulsioni in accordo con le esigenze della realtà. Il Super Io si sviluppa in virtù dell’interiorizzazione delle norme e dei valori tradizionali e a seconda di come vengono mediati dalle figure parentali parentali.
La personalità è una costruzione alla quale concorrono la costituzione e l’esperienza, e in cui gli anni dell’infanzia svolgono una parte decisiva.
La storia della psicoanalisi è costellata di dissensi e scissioni interne fin dall'inizio, la tensione più significativa nella storia delle idee psicoanalitiche è stata proprio la contrapposizione fra il modello originale freudiano delle pulsioni e quello alternativo,iniziato ad opera di Fairbairn e di Sullivan, che elabora la struttura della personalità partendo dalle relazioni che l'individuo ha con altre persone. 
Il modello delle pulsioni riteneva che la forza motivante del comportamento umano fosse la scarica pulsionale, mentre per il modello strutturale delle relazioni sono i rapporti con gli altri che formano gli elementi strutturanti fondamentali della vita mentale. 
All'assenza di interesse di Freud per l'ambiente in cui è immerso l'individuo, Sullivan oppone l'importanza che ha per la formazione del carattere dell'individuo il reale rapporto tra le persone e la loro reciproca comunicazione. Da questo punto di vista le relazioni interpersonali infantili acquistano una grande importanza e significato, dato che dalla loro maggiore o minore drammaticità e risoluzioni possono verificarsi caratteri e modelli di comportamento normali o devianti visibili nell'età adulta. Soprattutto è importante il rapporto comunicativo tra il bambino e la famiglia, in particolare con la madre; primariamente come rapporto “empatico “ cioè sentito più che capito, cioè a livello emozionale più che di elaborazione intellettuale
Gli indirizzi che in vario modo hanno affrontato lo studio della personalità nei suoi aspetti strutturali, come architettura disposizioni, costituiscono l’espressione più tradizionale della psicologia della personalità.
Si tratta di indirizzi che condividono la convinzione che vi sia una struttura latente di tratti o disposizioni di base che rende ragione delle diverse manifestazioni psicologiche e che spesso danno per scontato che tali elementi siano di natura innata e radicati nella struttura biologica della persona.
Procedono dal presupposto che gli individui siano predisposti fin dalla nascita, per natura a reagire e comportarsi secondo stili e tipologie della condotta che possono essere sistematizzati come tratti del carattere o della personalità. Il tratto si configura come una disposizione ad agire reattivamente, indipendentemente dalle circostanze, una tendenza a elaborare, sperimentare emozioni e agire e reagire in modi relativamente uniformi.

In quest’ambito le principali teorie sono la teoria analitico fattoriale di Cattel e la tipologia dei tratti di Eysenck.
Tra i tratti secondo Cattell, occorre distinguere quelli d'origine da quelli di superficie. Questi ultimi sono gruppi di semplici variabili, instabili e incostanti sia nei diversi individui che in uno stesso individuo. Più interessanti si rivelano i tratti d'origine, comuni a tutti gli individui, universali caratterizzanti l’intera esperienza umana; Tratti d'origine sono appunto i 16 fattori individuati da Cattell. Alcuni sono facilmente denominabili e di significato chiaro (ciclotimia, intelligenza, forza dell'io, dominanza, super-io, accortezza, propensione di colpa, radicalismo, autosufficienza, controllo della volontà); per altri, molto meno chiari, Cattell ha coniato una terminologia esoterica (sorgenza, parmia, premsia ecc.).
La teoria di Cattell non è stata comunque l'unica teoria personologica dei tratti.
Eysenck sviluppa  con l’utilizzo dell’analisi fattoriale, una  Teoria della personalità nota anche come Teoria dei tratti tipi. E’ una teoria causale o ipotetico-deduttiva che ancora i tratti a strutture fisiologiche, i tratti hanno una base genetica ma noi non ereditiamo il comportamento, bensì le strutture biologiche che danno origine a quelle regolarità comportamentali; le basi fisiologiche che ereditiamo, in interazione con l’ambiente, producono sia quei comportamenti rilevabili in laboratorio (ritenzione mnestica, soglia sensoriale), sia quelli osservabili in contesti naturali (socievolezza, estroversione, aggressività).
La teoria si chiama dei tratti tipi perché parte dai tratti ma unifica dei gruppi di essi in raggruppamenti, i tipi : estrovertito e introvertito ai quali si aggiunge la dimensione o tipologia del nevroticismo o psicoticismo.
 Contrastò le teorie psicoanalitiche valorizzando l'aspetto della predisposizione genetica e studiò la struttura della personalità definendo 4 livelli di organizzazione della personalità disposti gerarchicamente:
 1) il livello più generale, o dei tipi, composto da 3 dimensioni personologiche fondamentali:

  • estroversione-introversione
  • nevroticismo
  • psicoticismo
2) il livello dei tratti, ossia configurazioni relativamente stabili, un insieme di condotte caratteristiche;
3) il livello delle risposte ricorrenti, cioè azioni che si ripetono con frequenza e che creano schemi di comportamento che tendono a ripetersii n situazioni simili;
4) il livello delle risposte specifiche e occasionali, che non hanno necessariamente carattere di stabilità e non sono necessariamente indicatori di personalità.
Secondo questo modello i tipi sarebbero determinati, nel senso che le modalità e gli schemi generali di reazione corrispondono ad un diverso modo di funzionamento interno dell'organismo a livello fisiologico. Di conseguenza secondo Eysenck anche le patologie mentali avrebbero un'origine organica.
Le teorie comportamentiste ritengono che questi concetti non hanno fondamento scientifico e che le caratteristiche individuali negli schemi di comportamento si possano spiegare per intero solo studiando le esperienze e gli apprendimenti dell’individuo. Secondo i comportamentisti più radicali, lo stile di reazione o schema prevalente tipico di reazione di fronte agli eventi sarebbe frutto di una catena di apprendimenti e condizionamenti. Secondo Alfred Skinner ciò che chiamiamo personalità è un fenomeno secondario ad un meccanismo di modellamento comportamentale e ogni aspetto della nostra condotta ha origine in un’esperienza di apprendimento condizionato.
Nell’ambito delle Teorie Social-Cognitive (TSC) la personalità è compresa facendo riferimento ad alcuni processi cognitivi e affettivi di base che si sviluppano nei contesti sociali e sono attivati da elementi provenienti dall’ambiente sociale. 
Le interazioni tra i sistemi cognitivi e affettivi sono così forti da indurre a concepire la personalità come un sistema cognitivo-affettivo.
Le variabili relative alla personalità sono del tipo " personalità nel contesto": le competenze, gli obiettivi e gli standard di prestazione, le aspettative rispetto al mondo e i giudizi sulla propria capacità di affrontare situazioni difficili sono concepiti e valutati in relazione alle circostanze che costituiscono la vita degli individui.
Nell’ambito delle teorie social-cognitive, quella di Bandura è una delle più rilevanti per la sua estesa analisi dei fattori social-cognitivi che determinano il funzionamento della personalità. 
Il principio esplicativo alla base della teoria social cognitiva di Bandura è il determinismo triadico reciproco, che stabilisce come il funzionamento della persona derivi dalle complesse interazioni che hanno luogo tra tre fattori strettamente correlati: l’ambiente fisico e sociale, i sistemi cognitivi e affettivi che costituiscono la persona e il comportamento individuale. 
Ognuno di questi fattori esercita un’influenza di tipo causale sugli altri due, quindi, i tre elementi si determinano reciprocamente e tali influenze reciproche possono assumere forme differenti nei diversi contesti. L’azione si configura sia come stimolo che come risposta al sistema della personalità. Le azioni e i loro effetti, stimolano una varietà di processi di valutazione su di sé e sugli altri, che danno origine a sentimenti e a credenze relative al Sé.
Secondo questo autore rivestono un’importanza cruciale le proprietà  di auto-riflessione e auto regolazione della mente umana. Bandura ipotizza l’esistenza di un sistema Sé, un’agenzia interna che integra l’esperienza, assicura il senso della propria identità e continuità. In questo sistema uno dei meccanismi più centrali è quello delle convinzioni di auto-efficacia (self efficacy belief) cioè delle convinzioni relative alla propria capacità di essere all’altezza delle varie situazioni. 
Nell’insieme di tali convinzioni si riflettono le lezioni che la persona ha tratto dall’esperienza, e da esse derivano le proprie capacità di gestire il proprio rapporto con la realtà traendo il massimo vantaggio dalle proprie potenzialità e dalle opportunità ambientali. La percezione della propria efficacia riflette una complessa organizzazione cognitivo affettiva che orienta la persona nei vari ambiti della sua esistenza. Da un lato essa è il risultato delle esperienze che nel corso dello sviluppo si sono consolidate grazie alle influenze della famiglia, dei compagni e della scuola; dall’altro, rappresenta il motore delle esperienze successive che la persona è incline a fare in domini simili a quelli precedenti o in altri completamente diversi
L’agenticità e l’autoefficacia  possono rappresentare importanti finalità educative in ambito didattico.  
Soprattutto l’autoefficacia riesce a migliorare l’impegno cognitivo e le relative prestazioni contribuendo a sviluppare la personalità che in questo modo è in grado di raggiungere competenze e abilità  necessarie per il futuro inserimento nella società. Ciò che nel corso dello sviluppo viene acquisito è una complessa capacità di autoregolazione, suscettibile di essere migliorata e inoltre possibile modificare le percezioni della propria autoefficacia intervenendo sugli elementi che la costituiscono, attraverso l’esperienza diretta del successo, la persuasione verbale, l’osservazione di modelli. Nel contesto scolastico occorre sviluppare le abilità autoregolatorie necessarie affinché gli alunni siano in grado di istruirsi da sé. Buona parte dell’apprendimento avviene al di fuori dell’insegnamento formale e quanto maggiore è l’efficacia per l’autoistruzione nell’alunno, tanto più egli si dedicherà autonomamente ad attività di apprendimento al 
di fuori della scuola (Bandura 2000). 
Bandura (1996), offre una conferma empirica di quanto affermato con i dati di un gruppo di alunni suddiviso in base alle abilità generali in bassi, medi e alti.
La sperimentazione consisteva nella risoluzione di un problema di matematica.
I risultati hanno evidenziato che gli alunni distinti per una alta auto-efficacia, erano coloro che ottenevano i migliori risultati, soprattutto quelli che rientravano nella categoria dalle basse abilità generali.
Bandura attribuisce questi risultati alle componenti dell'auto-efficacia (sforzo e perseveranza), che hanno compensato le modeste abilità degli alunni che hanno ottenuto i migliori punteggi.

La metodologia utilizzata nell’ambito della intera ricerca sulla personalità è stata varia, Eysenk e Cattel si sono avvalsi di vari metodi psicometrici, ed hanno anche elaborato questionari per la valutazione dei tratti della personalità.
Tutti gli studiosi della personalità di derivazione psicoanalitica ovviamente basano le proprie teorizzazioni su metodi psicoanalitici, e quindi sostanzialmente sullo studio di casi clinici in chiave freudiana.
Nell’ambito della teoria Social Cognitiva Bandura si è avvalso del metodo Sperimentale e di strumenti psicometrici.
La valutazione clinica della personalità (clinical personality assessment) è il processo di raccolta di informazioni sul sistema di personalità di un individuo con l’obiettivo di una comprensione accurata ed articolata di quel sistema, a fini prognostici o di intervento. E’ un’attività di tipo scientifico, deve essere guidata da un agire sistematico, deve far riferimento ad una teoria, si avvale di una metodologia, utilizza tecniche di rilevazione dati e necessita di un sistema convenzionale di comunicazione.
E’ possibile utilizzare test psicologici ed il colloquio clinico. Numerosi sono i test che vengono utilizzati, è bene comunque non limitarsi ad un solo tipo di test ma ricorrere ad una batteria.
Questa batteria deve comprendere almeno un test di livello, un questionario di personalità e test proiettivi.
In linea con le teorie presentate, sono da menzionare le scale di personalità di Eysenck, che comprendono i risultati di quarant'anni di sviluppo e numerosissimi studi psicometrici e sperimentali; l'importanza ed il significato psicologico di questi tre principali fattori della personalità hanno avuto riscontri positivi in tutti gli ambiti in cui sono stati applicati: educativo, clinico, del lavoro.
Nell’ Eysenck Personality Inventory La dimensione Psicoticismo: valuta la tendenza paranoide (delirio di persecuzione), e comportamenti di antisocialità propri della personalità psicotica.
L’Estroversione: misura l'integrazione sociale; Estroversione-Introversione sono due tratti corrispondenti a disposizioni derivanti dai potenziali di eccitazione e di inibizione per l'ambiente sociale.
Il Nevroticismo: correla con l'ansia
La valutazione del senso di autoefficacia è operativamente definita dalla misura delle credenze ad esso associate. La scala Likert rappresenta uno strumento chiave nella sua misurazione attraverso strumenti carta - matita. La metodologia standard di misurazione delle convinzioni di efficacia, prevede che gli item  descrivano compiti di diverso livello e complessità, e che le persone valutino la forza della loro convinzione di saper fare le attività richieste ed implicate. Le convinzioni sono chiaramente espresse in termini di "so fare".

a cura della Dott.ssa Ruggieri Denise


Bibliografia:
Canestrari R., Godino A., La psicologia scientifica. Nuovo trattato di psicologia generale.
Moderato P, Rovetto F., Psicologo: verso la professione - Dall'esame di Stato al mondo del lavoro.

Westen D., Psicologia vol.1 La storia, i metodi, i meccanismi fisiologici e cognitivi del comportamento

Saggino A., (2002) “La teoria dei tipi psicologici. Una verifica empirica”, Laterza, Bari. 




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