Il
modo migliore per lasciar andare e notare i pensieri che si affacciano e
riconoscerli: 'D'accordo, di nuovo questo pensiero'. Poi, senza giudicare,
ritornare alla vivida esperienza del momento presente. Siate pazienti. Può darsi
che dobbiamo ripetere il procedimento migliaia di volte, ma il punto della
pratica e ritornare ogni volta al presente: di nuovo, di nuovo e ancora di
nuovo. Non andate in cerca di luoghi meravigliosi in cui i pensieri non si
producono. Poiché, di fatto, i pensieri non sono reali, a un certo punto si affievoliscono
e diventano meno coercitivi. Scopriremo che, vedendone l'irrealtà, tendono a
scomparire per alcuni periodi.
Col
tempo avvizziscono da se, mentre noi quasi non capiamo come sia successo. I pensieri
sono autodifese. Nessuno, in fondo, vuole abbandonarli: costituiscono il nostro
oggetto di attaccamento. Il modo di percepirne l'irrealtà consiste nel lasciar
scorrere il film.
I
pensieri sono di due tipi. Non c'e niente di sbagliato in ciò che chiamo
'pensiero tecnico', quello che usiamo per camminare fino all'angolo della
strada, per cuocere una torta o risolvere un problema di fisica. E un buon uso
della mente. Qui non c'entra la realtà o l'irrealtà: e cosi e basta. Ma le
opinioni, i giudizi, i ricordi, i sogni sul futuro... cioè il novanta per cento
dei pensieri
che
ci vorticano in testa, non hanno alcuna realtà. Dalla nascita alla morte, a
meno che non ci risvegliamo, sperperiamo la vita in questi pensieri.
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