30 giu 2012

Imparare ad amare se stessi


L’Amore si sa, è uno dei più potenti strumenti di guarigione. Imparare ad accettarci e ad amarci esattamente così come siamo, è forse la lezione che tutti noi siamo chiamati ad imparare.
Spesso però siamo capaci di amare noi stessi e gli altri, solo se questo amore è vincolato da precise condizioni. E’ come se, in un certo senso, seguissimo la regola del cosiddetto ‘solo se…’ o ‘ solo quando…’
Mi amerò solo se… troverò un nuovo partner…quando dimagrirò… quando cambierò lavoro… se saranno gli altri ad amarmi per primi…. e la lista potrebbe continuare all’infinito.


Amare se stessi –dice Louise Hay – è un’avventura meravigliosa: è come imparare a volare. E’ vero, non è sempre semplice amarsi completamente: tutti noi, infatti, abbiamo i nostri piccoli e grandi difetti che a volte, ai nostri occhi, appaiono così evidenti, da ritenere impossibile l’atto di poterci amare incondizionatamente. Eppure, non è possibile imparare a volersi bene se non partiamo proprio dall’accettarci così come siamo, anche con i nostri difetti.

Ecco perché questa volta abbiamo deciso di ripercorrere brevemente le Dieci fasi ideate da Louise Hay per imparare ad amare se stessi, nella speranza di aiutare sia le persone che già hanno iniziato a farlo, sia coloro che vorrebbero cominciare ora.
Questa settimana incominciamo a ‘familiarizzare’ con le prime cinque:
  1. Cessare di criticarci: le critiche e i giudizi spesso non servono per progredire verso il cambiamento che auspichiamo, bensì per tenerci imprigionati al passato e ai nostri vecchi comportamenti. Per esempio, se ci disprezziamo per la nostra incapacità di mantenere fede alla promesse fatte con noi stessi, non ci stiao certo aiutando a realizzare il nostro obiettivo. Allo stesso modo, se ci ripetiamo di essere degli stupidi o degli incapaci, questo non ci renderà di certo delle persone migliori, e noi rimarremo solo bloccati nei sentimenti spesso ancora più dannosi del biasimo e del risentimento verso noi stessi. Ogni giorno è un nuovo giorno per attuare comportamenti diversi e provare ad abbandonare le tensioni create da atteggiamenti iperresponsabili e ipercritici ai quali ci sottoponiamo continuamente.
  2. Smettere di spaventarci: quante volte usiamo i nostri pensieri per rendere le situazioni peggiori di quello che realmente sono? Quante volte formuliamo pensieri capaci addirittura di terrorizzarci? Utilizziamo questo comportamento anche nella vita sociale: se qualche nostro collega d’ufficio incontrandoci non ci saluta, cominciamo subito a pensare che dobbiamo avergli fatto un torto, quando magari sta semplicemente pensando ad altro. Pensieri del genere non fanno altro che paralizzarci e non ci sono di nessuna utilità. Ogni volta che ci ritroviamo a formulare pensieri negativi, fermiamoci e riportiamo dolcemente l’attenzione ad una immagine per noi positiva (per esempio il tramonto), o ad un suono (magari il rumore del mare), oppure semplicemente ripetiamoci ad alta voce una frase positiva che ci aiuti ad uscire dal loop negativo nel quale siamo entrati.
  3. Essere gentili, dolci e pazienti con noi stessi: la pazienza è davvero uno strumento straordinario. Troppo spesso pretendiamo che le nostre aspettative vengono soddisfatte subito, o che i cambiamenti che sentiamo necessari per noi e per la nostra vita avvengano quanto prima. Ma i nostri tempi spesso non coincidono con i tempi della lezione che siamo venuti ad imparare su questa terra: potrebbe infatti volerci più tempo del previsto oppure le cose potrebbero semplicemente non accadere secondo la nostra sequenza spazio-temporale. Tutti commettiamo errori mentre apprendiamo qualcosa di nuovo ed è solo se ci diamo il permesso di accettare questi errori e di imparare da questi, che progrediamo e miglioriamo veramente. E’ come quando abbiamo cominciato a camminare se dopo il primo tentativo ci fossimo subito arresi o ci avessero detto che eravamo degli stupidi solo perché ci avevamo provato ma eravamo caduti, avremmo forse imparato più velocemente o meglio?’ Probabilmente no… e allora perché quando sbagliamo non possiamo semplicemente perdonarci e considerare l’accaduto un ulteriore passo verso il miglioramento?
  4. Essere gentili anche con la nostra mente: trovarci a pensare a qualcosa di negativo non è certo la fine del mondo. Non dobbiamo odiarci perché facciamo pensieri negativi e nemmeno incolparci per le esperienze negative che abbiamo vissuto in passato. Un esercizio molto utile che Louise Hay consiglia in proposito è quello del rilassamento: quando ci troviamo tesi o spaventati semplicemente chiudiamo gli occhi e respiriamo profondamente per qualche minuto e mentre espiriamo ripetiamo a noi stessi ‘Ti voglio bene. Va tutto bene.’ In questo modo ci rilasseremo e allo stesso tempo invieremo al nostro cervello pensieri potenzianti.
  5. Lodare se stessi: così come le critiche deprimono il nostro spirito, le lodi lo risollevano. E’ importante dunque imparare a complimentarci con noi stessi per tutti i miglioramenti che siamo in grado di apportare alla nostra vita, e per tutti i cambiamenti che riusciamo ad attuare, anche per i più piccoli o per quelli che ci sembrano meno importanti. Queste sono le prime cinque regole per imparare a volersi bene. Ed ora provate a pensare alla prossima volta in cui vi ritroverete a vivere una situazione che non vi soddisfa o in cui vi capiterà di formulare pensieri negativi…. Come vi comporterete? Con quale frase potenziate sostituirete le solite vecchie critiche nei confronti di voi stessi? Come vi premierete per aver raggiunto quel traguardo, seppur piccolo, che vi eravate prefissi?
  6. Accettati in modo totale per un’ intera giornata
    e stai a vedere che cosa succede!
    (Louise Hay)

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